È stupefacente che un’atleta dalla passione ardente provenga da una città gelida. Svetlana Moshkovich è nata il 4 giugno 1983 a Krasnoyarsk, un’area urbana di 1 milione di abitanti situata al centro della Siberia, dove le temperature invernali possono scendere fino a -50°.
Dietro ogni atleta paralimpico c’è una grande vicenda: la sua passa inevitabilmente dal 2004, anno in cui un incidente d’auto le causa una lesione incompleta del midollo spinale. Nel 2009, forte di un diploma in lingue straniere (con specializzazione in inglese e tedesco), si trasferisce dalla Russia alla Germania e inizia a praticare il paraciclismo. Insieme a ciò, studia presso l’Università Karl-Ruprecht di Heidelberg e diventa parte del team Ottobock Handbike.
Viaggiare, tirare con l’arco e leggere gialli sono le sue passioni secondarie, poiché al primo posto nei suoi pensieri c’è la bici.
I risultati non tardano ad arrivare: nel 2011, in Canada, conquista il bronzo alla coppa del mondo su strada a cronometro. Successivamente, vince l’Handbike City Trophy in Germania, il Tour dei Pirenei di paraciclismo e conquista due terzi posti alla coppa del mondo a Roma e Segovia.
Le Paralimpiadi sono, contemporaneamente, un sogno e un obiettivo, e a quelle di Londra del 2012 guadagna un bronzo nella gara a cronometro. Nel 2016, Svetlana si unisce al Team Equa, con “vista” su Rio de Janeiro, ma la Russia viene esclusa dai Giochi ed è costretta a rinunciare ai “cinque cerchi”.
Il valore aggiunto del carisma di Svetlana è quello di poter diventare “ispirazione” per altri atleti disabili: molti, conoscendola, hanno tratto motivazioni ed energia dalla sua storia, definendola “Una giovane donna che splende su una carrozzina”. Ma Svetlana splende soprattutto sulla sua handbike, che è motivo di “gioia e libertà” e compagna di vittorie.
Nel sorriso di Svetlana c’è il “ghiaccio bollente” delle sue origini che si intrecciano con la sua storia personale e sportiva.