Un evento lavorativo nel 2003, all’età di 32 anni, mentre era in piena forza fisica e gestiva un’azienda, ha causato una lesione midollare e l’incapacità di camminare, aprendo la strada a un tunnel oscuro.
Giovanni Achenza, originario di Ozieri, oggi invece sta correndo su una striscia di luce.
“La mia vita è cambiata e da subito mi ha posto una sfida personale“.
Grazie alla sua famiglia, alla moglie Costanza e alle sue figlie, Giovanni ha rivisto la sua prospettiva di vita guardando fuori dalla finestra e scoprendo un mondo tutto nuovo.
“Con alcuni amici ho iniziato a fare ciclismo e presto è diventata la mia passione tanto da lasciare la Sardegna e trasferirmi a Riccione per gareggiare“.
Il percorso dalla condizione di immobilità alla seconda occasione è stato senza dubbio accidentato, ma l’ausilio dei medici, della famiglia e della propria forza interiore ha fatto la differenza.
Da quattro anni, Giovanni fa parte della Nazionale Italiana di Paratriathlon e da un anno del corpo delle Fiamme Azzurre. Le Paralimpiadi di Rio 2016, che rappresentano il suo apice sportivo, lo hanno visto protagonista grazie alla conquista di una medaglia di bronzo. Nel suo palmares, tuttavia, brillano anche molte altre medaglie, sia in Italia che all’estero.
Può un tunnel di buio trasformarsi in una passerella di sole?
Per Giovanni Achenza, sì.
L’handbike prima e il paratriathlon poi, la fatica e il vento sulla faccia diventano i suoi compagni di viaggio. Dai primi chilometri con le figlie e la famiglia sulle strade del paese – dove lo chiamano Nanni – ai campionati italiani e alla coppa del mondo, dove lo chiameranno campione. Dall’intervento alla riabilitazione fino alla maratona di Venezia, il riscatto di Giovanni è diventato realtà.
Un uomo di granito. Come la sua terra.